1,570 research outputs found

    Pirro Ligorio (1512-1583) e le antichitĂ  di Napoli

    Get PDF
    «Pur essendo originario di Napoli, l’antiquario Pirro Ligorio – dichiara Vagenheim – non ha consacrato tanto spazio allo studio delle antichità del Regno; senza escludere la perdita di alcune sue ricerche in proposito, come pare di capire dalle sue parole, si nota anche, in queste stesse parole, una sorta di reticenza a trattare in modo circostanziato delle antichità della sua patria. Dopo una breve ripresa, dal saggio di Anna Schreurs, dei pochi dati biografici relativi ai primi anni napoletani e della sua indagine sul tema antiquario delle sirene, si cercherà di individuare, soprattutto attraverso le studio delle epigrafi, il cerchio degli eruditi che Ligorio ebbe modo di conoscere, anche indirettamente, durante la sua permanenza a Napoli»

    Pirro Ligorio (1512-1583), l'antiquaria e la scienza epigrafica

    Get PDF
    La vita di Pirro Ligorio, napoletano trasferitosi a Roma e personaggio di spicco dei circoli culturali dei primi decenni del XVI secolo, si fa paradigma della nascita, della definizione e della maturazione della moderna scienza antiquaria, come incunabolo dell'epigrafia e dell'archeologia moderne

    L’Exemplum virgilien et l’Académie napolitaine à la Renaissance. Itinera Parthenopea, I

    Get PDF
    Dans l’académie napolitaine de la Renaissance, les poètes latins firent de l’imitation un principe d’écriture. Ils n’éludèrent donc pas celle de Virgile, exemplum de tout style, parfois plus virgiliens que le modèle qui les faisait naître à une originalité qu’ils définissaient pour les Modernes. In the Neapolitan Renaissance academy, Latin poets made imitation a principle of their writing—including the imitation of Virgil, the exemplum of all styles. Sometimes their imitations were more Virgilian than the model that gave birth to an originality that they defined for the Moderns

    Two versions of the 'Iuveniles ingenii lusus' by Manilius Cabacius Rhallus in Berlin ms. Hamilton 561 and in their Neapolitan 'editio princeps'

    Get PDF
    Manilius Cabacius Rhallus (Mistra, ca. 1447 - Rome, 1523) composed a collection of latin poems entitled 'Iuveniles ingenii lusus' of which we have two principal witnesses: the ms. Berlin Hamilton 561 (Staatsbibliothek, Preußischer Kulturbesitz) and the 'editio princeps' published in Naples for the types of Johannes Pasquet de Sallo. The code ms. Berlin Hamilton 561, dated between 1505 and 1507, is dedicated to Cardinal Galeotto De Franciottis Della Rovere; the 'editio princeps' appeared in Naples in 1520 and is dedicated to the Cardinal Giulio de’ Medici, later Pope Clemente VII. In these witnesses the text of the poems appears substantially identical, except few particulars of little importance, but their structural organization is profoundly reworked: the case seems to be particularly interesting to show how an author at the beginning of the sixteenth century could repurpose an old text not only according the needs of a new dedication, but also according the requirements and the literary taste of a new audience. The operation of reworking, in fact, in this case does not concern the microstructures of the text, but its macrostructures, in such a manner that the author was able to propose again after a certain time a same work in a profoundly changed cultural context, trying to meet the new spirit of the time without spending too much energy

    Le 'Elegie' di Elisio Calenzio e il regno di Napoli

    Get PDF
    «L'opera elegiaca di Elisio Calenzio (1430-1502), membro dell’Accademia Pontaniana con il nome di Gallutius, comprende – dichiara Mindt – un canzoniere di tre libri (Elegiae Aurimpiae ad Colotium) e otto altre poesie in distici elegiaci. Le elegie di Calenzio documentano un gusto, uno stile, un'idea della comunicazione poetica alla corte del regno di Napoli. Punteremo l’attenzione, dopo aver illustrato il ruolo di rilievo di Calenzio nella cultura umanistico-rinascimentale di ambito partenopeo e, più in generale, meridionale, su passi selezionati dalle elegie di Calenzio, in cui il poeta fa entrare la sua realtà biografico-politica. Il primo libro del canzoniere è dominato dalla voce privata della persona del poeta-amator. Calenzio, però, utilizza abilmente antiche strategie della poesia elegiaca per affrontare temi che sembrano esclusi da un genere poetico a prima vista a-politico e privato. Nel secondo libro delle Elegiae Aurimpiae è presente, invece, il principe Federico d'Aragona (citato dal poeta con il suo pseudonimo di Hiaracus). Calenzio, precettore del principe, da una parte allude a circostanze e eventi che ha vissuto con Federico, d'altra parte prospetta la poetificazione delle azioni future del principe. Il ruolo di Federico nelle elegie è, dunque, duplice: se, infatti, la figura storica di Federico può essere destinataria di una poesia, ma non agisce come figura, è anche vero che Federico diventa oggetto e prende un ruolo attivo in una poesia. L’elegia romana si presta come genere letterario adatto per essere dedicato ad un futuro sovrano, perché il poeta tramite la recusatio ed altre strategie può rimandare anche al futuro, a future azioni sia in realtà che in poesia. Un'altra strategia privilegiata che fa parte del grande progetto politico-culturale della simbolizzazione del territorio aragonese è l'integrazione del suo paesaggio. Si intende ricostruire la base socio-culturale e illustrare in forma critica la funzione di una tale poesia alla corte aragonese (in relazione al ruolo del mondo antico in essa), nonché la causa scribendi e il carattere (ufficiale) dell'opera»
    • …
    corecore